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Storia della liquirizia, la pianta curativa


Quando si parla di liquirizia, la prima immagine che prende forma nella nostra mente è quasi sempre quella dei confettini duri nella scatola di latta, oppure le iconiche rotelle più amate dai bambini grazie al loro sapore zuccherino. In realtà, la Glycyrrhiza glabra (questo il nome botanico) è una pianta erbacea perenne originaria dell’Asia sudoccidentale e dell’area mediterranea, citata già nel primo erbario cinese. Una delle piante più importanti in Asia, dove fin dall’antichità è stata utilizzata in medicina per curare la tosse, i disturbi del fegato e le intossicazioni alimentari. Prima ancora, erano stati gli egizi (la leggenda narra che nella tomba di Tutankhamon fossero stati ritrovati dei pezzetti di radice di liquirizia), gli assiri e i greci a sfruttarne le proprietà terapeutiche, mentre a portarla in Europa furono i frati domenicani.


La liquirizia calabrese


Famosa in tutto il mondo e vanto della Penisola è senza dubbio quella calabrese, che dal 2011 gode della denominazione di origine protetta, nota per le caratteristiche dolceamare e presente in gran quantità su tutto il territorio, dove cresce spontanea grazie alle condizioni climatiche favorevoli. A introdurla nella regione sembra siano stati i monaci Benedettini, che nell’anno 1000 la utilizzavano per facilitare la digestione e prevenire problemi diuretici. È solo nel Settecento, però, che nasce il primo concio (tipico laboratorio di produzione del tempo) calabrese per la lavorazione e la vendita della liquirizia a uso alimentare, voluto dal Duca di Corigliano, che ha inaugurato ufficialmente il commercio della liquirizia in Calabria.

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